mercoledì 6 aprile 2016

Archivio - The Road to 1981 - Puntata 1: Gli anni '70 di cui non si parla.

The Road to 1981, nasce come speciale radiofonico di due ore e fu trasmesso la prima volta il 9 ottobre 2010 per il mio programma radiofonico "Punto d'Incontro".  
Successivamente "passato l'incontro", lo trasformai in un podcast di due puntate, da tempo non più disponibile in rete (ma forse un giorno ..). 
Questa che segue, in più puntate, è la trasposizione del testo dello speciale radiofonico e riadattato solo un poco per la lettura "senza audio", ossia senza musica. Lo stile è alquanto secco e conciso, proprio per adattarsi all'ascolto più cha alla lettura e forse per qualcuno il tema trattato sarà ugualmente, secco e conciso.

Il tema trattato: il percorso filosofico musicale di Robert Fripp tra la prima metà degli anni '70 e l'inizio degli anni '80, non è certo un argomento nuovo per coloro che frequentano i King Crimson e molti degli argomenti si possono trovare in Eric Tamm "Robert Fripp, From Crimson King To Crafty Master", testo ben conosciuto e di facile reperibilità. Mi piaceva, all'epoca come oggi, realizzare uno speciale "per radio", come pochi se ne realizzano, su questo argomento, King Crimson, Robert Fripp e le connessioni, Roxy Music, Eno, Bowie, Gabriel, Talking Heads, Trilogia "M.O.R." e chissà se in futuro non si possa realizzarne uno nuovo, aggiornato e approfondito, magari con la collaborazione degli appassionati della musica dei King Crimson e degli altri nomi collegati. 

Pur avendo frequentato Gurdjieff, Uspenskij e certo esoterismo turco, non sono tanto interessato ad essi, quanto a come questi fattori possano aver influenzato lo sviluppo musicale del rock, nella sua accezione più ampia, tra gli anni '70 e gli anni '80 e quindi soprattutto a come, più che al perché, si sia sviluppata nel corso del tempo la musica dei King Crimson.




Gli anni '70 di cui non si parla.



Gli anni 70, musicalmente parlando, non sono uno.
Se ne parla, oggi, e ci si riferisce ad essi come ad un unico momento in cui la musica popolare ha raggiunto momenti creativi elevatissimi o pacchianissimi, a seconda dei gusti. Un decennio nel quale, progressivamente, l’industria discografica dall’ingenuità iniziale è diventata adulta e fagocitante e i musicisti trasformati in star. Musicisti però, che per buona parte degli anni '60 e degli anni '70 hanno contribuito seriamente e con grande qualità a quei movimenti musicali che a posteriori vengono definiti progressive e hard rock o con altri nomi/etichette inventati dalla stampa, i quali però pochi dei musicisti coinvolti si è mai sognato all’epoca di usare per definirsi. Come anche di ingabbiarsi in una etichetta.
Nel proliferare attuale di documentari televisivi, speciali da centro pagina, festival ecc. vengono riscoperti e strombazzati sempre gli stessi, seppur pregevolissimi nomi dimenticando, per fretta e superficialità, tutti quegli altri per una equazione, sbagliata e tutta mainstream, secondo cui la qualità di una musica è proporzionale al numero di copie vendute e l’importanza di un musicista e il peso della sua influenza su altri è misurata dal numero di apparizioni pubbliche attraverso i media.

Ovviamente la realtà è ben più complessa e variegata. Noi appassionati di quel periodo musicale veniamo spesso accusati di essere nostalgici o passatisti. 
Ci tengo a precisare che personalmente, a parte la musica, gli anni '70 non mi piacciono. Dal punto di vista della moda, del design e dell’architettura preferisco gli anni '60 e '40, restando nel 20° secolo. Ed il periodo storico che prediligo, riguardo la popular music va dal 1965 al 1975. Un periodo di importanti mutamenti sociali, culturali e artistici. Dieci anni, sospesi nel tempo e ancora oggi oggetto di studi sociologici miranti a svelarne il cosiddetto mistero. Un periodo in cui la tecnologia esisteva ma non era ancora dominante, tanto da apparire, il periodo storico, quasi alieno per le generazioni più fresche. Niente PC, niente iPOD, niente internet ma ancora qualche valore Vittoriano, superstite e adeguato all’evoluzione sociale. Conoscevamo i nostri dirimpettai e comunicavamo di persona, preferibilmente, con una lettera o con il telefono, quando necessario. Diversamente da oggi dove siamo in grado di comunicare all’istante con ogni parte del pianeta ma non conosciamo il nostro vicino di casa. 

Limitandoci in questa sede alla musica popolare e all’industria discografica di matrice Britannica, uno spartiacque importante c’è nel 1976. Ben più dell’anno di mezzo ma vero teatro di ulteriori cambiamenti in seno al Cambiamento per eccellenza del 1967 i cui echi, in Gran Bretagna produrranno materiale eccellente per tutti i primi anni dei 70.

Tre fronti, principalmente si contendono la seconda metà del decennio che viene segnato per l’avvento iconoclasta del punk e della nuova ondata romantica postuma. Un ritorno al primitivismo che però a differenza dei pionieri degli anni '50 e '60 non ha niente da dire ne obiettivi da costruire e raggiungere. Non crede in niente, non produce niente (escludendo i profitti dell'industria discografica e pubblicitaria), vuole distruggere tutto.
Rifiuta il bagaglio culturale e simbolico accumulato fino a quel momento. Non crea esempi trascendentali ai quali riferirsi in positivo per una evoluzione del pensiero. In breve: Non crea Arte. 
La disco music, che oggi con sorrisetti condiscendenti rivalutiamo alla luce e confronto con quanto appena descritto.
E in ultimo i "dinosauri del Rock". Strapagati, pomposi, ammuffiti.

Attraverso queste tre ingombranti realtà, sinuose e abili, si muovevano però alcune "intelligenti, piccole e grandi, unità mobili" le quali con il loro lavoro, spesso palese, spesso sotterraneo, creavano le fondamenta cui avrebbe fatto riferimento la futura musica di qualità. Un percorso alternativo della musica degli anni '70, della sua seconda metà per la precisione.
Un percorso denominato "Strada per il 1981" da Robert Fripp, inaugurato da lui l’11 settembre 1978 e terminato ad aprile del 1981 con la pubblicazione dell’album di pura Frippetronics, "Let The Power Fall". 
Come vedremo il percorso è estremamente variegato e il suo inizio lo estenderemo in realtà ben prima del 1978. Fatto di connessioni a prima vista non sospette ma che successivamente si mostreranno in tutta la loro logica.

Nella seconda puntata di "The Road to 1981": King Crimson, Roxy Music, Brian Eno.


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